Lacrima di voce

LACRIMA DI VOCE
“Le don des larmes”

L’antico Egitto racconta che il mondo è nato dalla lacrima di un dio.
Il mondo visto attraverso il velo iridescente di una lacrima, una sorta di parola liquida e coagulata, una parola silenziosa e densa, a cui la voce dona vita sonora.
L’anima piange come la voce canta, “dicendo” quello che la parola da sola non sa e non può esprimere.
Il legame intimo che unisce il pianto al canto ci conduce sulle orme di un genere antichissimo, che a partire dal Medioevo fiorisce in una molteplicità di forme, in luoghi e secoli diversi.
Il Planctus in latino, il Planh occitano, il Complainte, il Lay e la Lauda trovano così spazio uno accanto all’altro in una storia musicale delle lacrime, un intarsio di sonorità e vibrazioni che oscillano tra gravità e leggerezza, tra muta eloquenza e grazia ineffabile, se è vero che la lacrima racchiude in sè il nadir della sofferenza e lo zenit della gioia.
A partire da una stretta parentela con la musica liturgica, tanto più stretta quanto più risaliamo nei tempi, il genere del Planctus ci riporta ai più antichi componimenti poetici e musicali di argomento profano in lingua latina e in volgare giunti fino a noi dall’Alto Medioevo. Il Planctus Hugonis abbatis (“Compianto per Ugo Abbate”, probabile figlio naturale di Carlo Magno, ucciso in combattimento nell’anno 844) rappresenta uno dei primi esempi documentati dalla tradizione manoscritta di canzone profana in lingua latina, poesia di stretta occasione e di argomento contingente, notata con neumi incampo aperto.

Sviluppatosi tra XI e XII secolo come compianto per la morte di un personaggio illustre, il Planctus assume come centrale il tema biblico a partire dall’opera di Abelardo, le cui composizioni nascono nella suggestione creata delle lettere di Eloisa. Il testo biblico in esse determina un’atmosfera mistica e funge da richiamo simbolico a vicende intime e personali della vita del poeta-musicista.
Verso il XII secolo il dono delle lacrime inizia a testimoniare una prova d’amore verso Dio: Maddalena diviene così figura allegorica del pianto d’amore, testimone privilegiata dell’umanità di Cristo. Lacrime nuove, attraverso le quali non si esprime solo pentimento, ma anche e soprattutto la perfetta condivisione dovuta alla fusione d’amore perfetta, sono quelle versate da Maria nel Planctus ante nescia: nella passione entra la compassione, per mezzo della quale il dolore di Dio se condiviso diventa azione d’amore Per gli altri.

Il lamento in lingua occitana, il planh, ci riporta al tema del compianto funebre, come ad esempio il compianto per la morte di Riccardo Cuor di Leone di Gaucelm Faidit, Fort Chos’oiatz.

Questo genere è probabilmente l’ origine dei lamenti dei secoli XIV e XV.

Il lamento diviene inoltre l’occasione per esprimere con linguaggio appassionato i temi dell’amor cortese, come ad esempio nel brano di Beatriz de Dia, una delle poche donne di cui restano notizie tra i trovatori.

Il complainte di Machaut e il compianto di Landini non sono altro che l’espressione trecentesca del medesimo concetto, in cui l’anima piange per amore, colorata di quel sapore arsnovistico che illumina i testi di una densa introspezione, talvolta autobiografica come nel caso della cecità di Landini.

Durante il ‘400 una spinta, nella musica profana, verso temi più gioiosi e meno impegnati lascia un lungo spazio vuoto al tema del pianto; una perla isolata è una versione per tastiera del brano trecentesco di Johannes Ciconia “Con Lagreme”.

Ma ecco che l’uomo compositore si rivolge di nuovo al tema del dolore nel vastissimo repertorio profano di frottole cinquecentesche.
La malinconia illumina poi le lacrime del Rinascimento musicale: lachrimae verae,come le chiama John Dowland nella sua settima e ultima variazione sul tema di Flow my Tears.

Programma:

Anonimo (IX sec.) Planctus Hugoni abbatis (1)
Abelardo (c. 1079-1142) Planctus Jacob super filios suos (2)
Beatriz de Dia (fl. 1140) A chantar (3)
Anonimo (XIII sec.) Magdalena degna da laudare (4)
Guiraut Riquier (c.1230-1292) Plens de Tristor (5)
Anonimo (XII sec.) Sancto Lorenço martyr d’amore (6)
Jehan Erart (c. 1200/10-1258) Plainte funebre (7)
Anonimo (XIII sec.) Planctus ante nescia (8)
Gaucelm Faidit (c. 1170-1202) Fort chos’oiatz
Anonimo ( prima metà del 1300) Lamento di Tristano e Rotta (9)
Guillaume de Machaut (c. 1300-1370) Tels rit au main qui au soir pleure (10)
Francesco Landini (c. 1325-1397) Grand pianto agl’occhi (11)
Conrad Paumann (c. 1410-1473) Con lagreme (12)
Bartolomeo Tromboncino (c. 1470-1535) Per dolor mi bagno il viso (13)
John Dowland (1563-1626) Flow my tears (14)

_

Fonti:
(1) Paris, manoscritto Latino 1154
(2) Bruxellensis 10174-58
(3) Paris, Bibliotheque Nationale, fr. 844 (Manuscit du roi)
(4) Cortona, Biblioteca del Comune e dell’Accademia Etrusca, Ms. 91 (Laudario di Cortona)
(5) Paris, Bibliotheque Nationale, fr. 22543
(6) Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, Banco Rari 18 (Laudario di Firenze)
(7) Paris, Bibliotheque Nationale, fr. 12615
(8) Codex Latinus Monacensis 4550 o Codex Buranus (Carmina Burana)
(9) London, British Library, Additional 29987
(10) Paris, Bibliotheque Nationale, fonds François 1584 (MachA)
(11) Firenze, Biblioteca Medicea – Laurenziana, Palatino 87 (Codice Squarcialupi)
(12) Fondamentum Organisandi (Lochamer – Liederbuch), M. Berlin, Staatsbibliothek 40613
(13) O.Petrucci: Franciscus Bossinensis “Tenori e contrabbassi…” libro secondo, Venezia 1511
(14) Il secondo libro di Canzoni o Arie a 2,4 e 5 voci (Londra 1600)

_

Arianna Lanci: voce, claviciterio
Sara Mancuso: arpa romanica, arpa gotica, organo portativo, claviciterio