Remember me

“REMEMBER ME”
Variazioni musicali sul tema dell’abbandono:
Arianna, Armida, Didone

(Musiche di Corelli, Handel, Locatelli, Purcell, Scarlatti)

 

 

Una donna come protagonista, tanto nelle Opere, quanto nelle Cantate: questa scelta è assai frequente nella produzione vocale di Georg Friedrich Händel, il quale trascorre il periodo tra il 1706 e il 1710 proprio in Italia, all’epoca il principale centro musicale di tutta Europa. Durante questi anni il giovane compositore scrive la gran parte delle sue cantate, avendo l’opportunità di incontrare alcuni tra i più importanti compositori dell’epoca. In Italia infatti è la cantata il genere di musica vocale tra i più diffusi e richiesti, basti pensare all’attività del grande Alessandro Scarlatti, autore di oltre 700 componimenti di questo tipo.

Quasi sempre scritte per voce e basso continuo, in alcuni casi le Cantate presentano uno o due strumenti obbligati, andando ad arricchire quel percorso di affetti di cui si rende protagonista la voce dell’interprete. Destinato a cenacoli di autentici intenditori, il genere della Cantata da Camera sviluppa scelte estremamente raffinate dotate di coerenza e al tempo stesso di audacia, nutrendosi di soluzioni sempre varie e ricercate nella cura del dettaglio e nell’attenzione alle sottigliezze del rapporto testo/musica. Prioritaria resta, come per l’Opera, l’esigenza di esprimere la geografia interiore dell’animo umano, attraverso uno stile la cui intrinseca teatralità risieda però unicamente nella componente musicale e vocale, “liberata” dal riferimento ad aspetti scenici e scenografici. Il legame tra Cantata ed Opera del resto risulta molto stretto e viene sottolineato anche dal sistematico impiego nelle Cantate dell’alternanza regolare tra Recitativo e Aria tipica dell’Opera: l’efficacia della declamazione si unisce così a quella intensamente musicale del canto, tanto a teatro quanto nella musica da camera.
Sia l’Arianna che l’Armida d’altra parte non sono cantate “liriche” in senso stretto, bensì narrative: una voce fuori campo infatti descrive l’antefatto dell’abbandono, generando inevitabilmente una sorta di distacco rispetto alla situazione emotiva vissuta dalla protagonista.

Composta di ben dieci sezioni, la cantata di Scarlatti prende avvio con la Sinfonia iniziale, a struttura bipartita, con un tempo allegrissimo e un finale di danza: ogni aria si concentra su un particolare stato d’animo di Arianna. Nel primo recitativo la donna viene decritta nel momento stesso in cui “ebra d’amor” sta fuggendo da Creta “tra le braccia di Teseo”, ancora ignara del suo prossimo destino, come testimonia la prima aria. In seguito la vicenda precipita con la fuga di Teseo e la successiva presa di coscienza da parte di Arianna di essere stata abbandonata: su questa tragica situazione si innesta però l’arrivo di Bacco. Presentato dalla voce esterna, il dio conduce la relicta all’apoteosi finale, nel solco della più nota tradizione letteraria: la salita al cielo sembra contrapporre il “funesto scoglio” terreno, sede della sofferenza umana, alla perfetta letizia celeste.
Quasi certamente l’Armida abbandonata ha ricevuto la sua prima esibizione a Palazzo Bonelli, a Roma, il 26 Giugno 1706: a seguito del rifiuto di Rinaldo su di lei, Armida vive un susseguirsi di affetti che oscillano tra lo struggimento, la rabbia, la consapevolezza di amare ancora l’uomo che l’ha abbandonata, per poi giungere infine, nell’ultima commovente Siciliana, ad implorare il dio dell’amore di liberarla dalla sua passione amorosa.
Il tema dell’abbandono viene ad assumere una veste potentemente tragica nel lamento di Didone, ultima aria presente nell’ unica vera e propria Opera scritta da Henri Purcell, il suo più grande capolavoro. L’artificio musicale del basso ostinato con il suo tetracordo discendente sembra rimandare alla ciclicità della vita, come simbolo della terra, della morte e della tomba. Didone esprime con coraggio l’accettazione del proprio destino e in punto di morte si rivolge significativamente a Belinda, non al proprio amato, chiedendole di tenerle la mano. L’esclamazione finale Remember me, con effetto profondamente drammatico, ci restituisce della regina un’umanità pregnante, con la melodia che acquisisce lo slancio per un ultimo anelito di vita, punto culminante dell’intera Opera.

Fa da cornice al canto una sezione strumentale dedicata al genere della trio sonata barocca. Sebbene sia indubbio che la trio sonata raggiunga il suo apice e la sua perfezione formale con le 4 collezioni corelliane (op.1, op.2, op.3, op.4), questo genere fu largamente esplorato e approfondito per tutto il XVIII secolo anche da autori successivi al genio di Fusignano, diventando un vero e proprio banco di prova dove i compositori potevano esprimere la propria sensibilità e personalità pur senza perdere la forma dettata dagli stilemi del primo barocco. 
Se la sonata op.4 n.1 di Corelli è quindi una sintesi perfetta della sonata da camera (divisa in 4 movimenti, tutti indicanti una doppia indicazione di movimento e di danza), con il suo allievo orobico Locatelli la forma inizia a mutare leggermente. La sua trio sonata op. 5 n.2 è anche essa divisa in 4 movimenti, ma se per Corelli al centro della composizione sta l’armonia e quindi il rigido schema delle tre voci che spesso suonano tutte insieme (primo violino con la melodia, secondo violino generalmente subordinato al primo, basso continuo incaricato di portare le progressioni armoniche e di fissare la struttura), in Locatelli assistiamo a una evoluzione che porta i due violini ad essere equamente importanti e a dividersi in maniera bilanciata le melodie. Non siamo più quindi a un rapporto di subordinazione ma di uguaglianza tra le parti. Allo stesso tempo le sonate di Locatelli risentono del virtuosismo del compositore, motivo per cui si avvicinano di più allo stile esuberante della sonata per strumento solo e basso continuo che alla corelliana struttura compatta a tre parti.

PROGRAMMA:

A. Scarlatti (1660-1725): Cantata L’Arianna (Ebra d’amor fuggia) H 242
A.Corelli (1653-1713): Trio sonata Op.4 n.1
Preludio/Largo – Corrente/Allegro – Adagio – Allemanda/Allegro
G.F. Haendel (1685-1754): Cantata Armida abbandonata HWV 105

P.A. Locatelli (1695-1764): Trio sonata in mi minore op.5 n.2
Largo – Andante – Allegro – Allegro
H. Purcell (1659-1695): Dido’s lament

Arianna Lanci, mezzosoprano

Ensemble Locatelli
Jeremie Chigioni, Emilie Chigioni, violini
Thomas Chigioni, violoncello
Chiara Cattani, clavicembalo